Cultura

Solitario, una storia d’amore attraverso i secoli

Il gesto di regalare un anello per stabilire un vincolo matrimoniale è il frutto di una tradizione che attraversa i secoli e le civiltà.

Già tra gli antichi Egizi era usanza regalare un anello alla donna prescelta, in segno di fiducia e di volontà di dare vita con lei a un nuovo nucleo famigliare. I Romani prevedevano addirittura due diverse tipologie di anelli da regalare alla propria consorte: uno d’oro, per le occasioni pubbliche, e uno più modesto, in ferro, da indossare tra le mura domestiche.

Aulo Gellio nelle sue “Noctes Atticae” descrive l’usanza femminile di indossare l’anello all’anulare sinistro per via di una falsa credenza, circolata per molti secoli prima di essere smentita dalla scienza, che vi si trovasse una vena particolare, la “vena amoris” che dal dito arrivava dritta al cuore.

Il costume di regalare un anello alla propria promessa sposa era usanza nota persino tra i barbari. I Visigoti, in particolare, consideravano l’omaggio fatto alla donna come un vero e proprio vincolo contrattuale dal quale scaturivano diritti e doveri per i coniugi.

Ma fino a qui c’era poco spazio per il romanticismo.

Il primo anello con diamanti che fu donato come pegno d’amore fu quello regalato nel 1477 dall’arciduca Massimiliano d’Austria in occasione del suo fidanzamento con Maria di Borgogna.
Ma anche qui come forma, siamo ancora molto lontani dall’odierno solitario: si trattava di un anello molto decorato, con tanti piccoli brillantini disposti a forma di M.

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Quando si pensa al solitario una sola scena appare nella nostra mente: la proposta di matrimonio. È, infatti, il classico regalo che il fidanzato sceglie di donare alla futura consorte non appena si rende conto che è giunto il momento di porle la fatidica domanda: mi vuoi sposare? Il solitario è un anello di antichissima tradizione e di rara bellezza. Proprio per questo la sua fama è solida come il diamante che ne costituisce l’unicità.

Storia e simboli dell’anello

La storia dell’anello solitario cominciò nel 1447. All’epoca l’arciduca Massimiliano d’Asburgo regalò a Maria di Borgogna un anello d’oro e diamanti. L’intento era di sfruttare il fascino dell’anello per sposarla, ma fin dai tempi più remoti, donare una pietra preziosa equivaleva alla messa a punto di un contratto, non per forza legato alla promessa d’amore. Col passare dei secoli, l’anello finì per simboleggiare il vincolo del matrimonio.

Tradizione anello

La tradizione introdotta nel ‘400 è rimasta viva e invariata nei secoli, al punto che, ancora oggi, regalare un anello solitario è una vera e propria tappa di riconoscimento di un legame sentimentale. L’anello di fidanzamento ideale è proprio un anello solitario con diamante al centro dal momento che il suo simbolo è universale. Perché viene scelto il solitario come anello di fidanzamento?

La popolarità del solitario è data sia dalla tradizione dell’anello sia dal pregio del diamante. Il diamante, per tradizione, ha infatti un significato positivo: simboleggia purezza, passione e un senso di infinito, esattamente come infinito dovrà essere il legame amoroso dei futuri sposi.

Il solitario anello con diamanti

L’anello si chiama solitario per la presenza di un unico diamante incastonato in esso. Il costo del diamante è proporzionato a tutta una serie di fattori: caratura della pietra, colore, purezza, taglio (scopri le 4 C dei diamanti). Sono proprio queste caratteristiche a far sì che gli anelli solitari abbiano valori così diversi tra loro.

Ogni anello ha la sua particolarità, e per quanto numerose siano le varianti in gioco, scegliendo un solitario andrete sempre sul sicuro.

Durante l’epoca Vittoriana e poi per tutto l’Ottocento, l’uso di regalare gli anelli di fidanzamento si diffuse fino a diventare costume di massa. Di conseguenza, anche i gioielli iniziarono ad essere sempre più sfarzosi e ricchi di pietre preziosi e lavorazioni particolari.

All’inizio del Novecento, però, la tradizione dell’anello di fidanzamento subì un improvviso arresto, dovuto prima alla Grande Depressione, poi alla Seconda Guerra Mondiale. Le vendite di diamanti erano bloccate, e ciò rappresentava un bel problema soprattutto per chi, come la De Beers, aveva appena acquistato ingenti miniere per accaparrarsi le materie prime al minor costo. Proprio la De Beers, commissionò allora una fortunatissima campagna pubblicitaria che generò – insieme all’avvento del boom economico – una straordinaria ripresa della vendita di solitari nel mercato americano, e da lì in tutto il mondo.

Lo slogan “A diamond is forever” (Un diamante è per sempre) coniato dalla copywriter newyorkese Frances Gerety ebbe talmente successo in tutto il mondo che il concetto di anello di fidanzamento arrivò persino in Giappone, là dove tale usanza era completamente assente.

Oggi, quasi il 70% delle spose riceve in dono un anello di fidanzamento. Le tempistiche variano di molto, ma la tradizione vuole che venga consegnato almeno un anno prima della data prescelta per le nozze.

La scelta dell’anello dovrebbe essere effettuata dallo sposo, accompagnato magari da qualche amica o parente della fidanzata per indovinare meglio il gusto in fatto di gioielli.

Anche se gli anelli di fidanzamento possono appartenere a differenti tipologie di composizione e design, sono quasi tutti costituiti da metalli preziosi (oro, platino, argento) e sono generalmente arricchiti da gemme (diamanti soprattutto, ma anche rubini, zaffiri, smeraldi, acquamarine, etc.).

Tra i modelli di anelli con diamanti c’è poi l’imbarazzo della scelta: la veretta, il trilogy, la riviere, e ovviamente il classico dei classici: il solitario.

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